lunedì 15 giugno 2020

Insegnare l'Improvvisazione Parte 4 - Bocciature



Tutti e due gli approcci  riportati nella Parte 3 devono confrontarsi con la questione della valutazione degli allievi e del decidere cosa fare con quelli che hanno maggiori difficoltà. Un discorso a parte lo merita lo spinoso tema della bocciaturache nel caso dell'improvvisazione è un argomento controverso e a tratti paradossale.

Personalmente non sono un amante delle bocciature: in linea di massima ritengo l'aspetto emancipatorio trasmesso dall'improvvisazione incompatibile con il rapporto di sudditanza che la bocciatura comporta. 

Sono fermamente convinto che se un allievo debba venire bocciato la responsabilità di ciò sia del docente. Se valuto che qualche allievo non abbia pienamente le capacità per passare all'anno successivo preferisco confrontarmi con gli altri docenti e con lui per decidere congiuntamente il da farsi. Può essere che si decida che è bene fermarsi un anno, oppure accettarlo nell'anno successivo, ma chiedendogli di seguire anche le lezioni del vecchio anno o qualsiasi altra si pensi di dovere percorrere.

Il passaggio più importante sta nello stabilire quali siano le finalità del corso e quali aspettative aveva questa persona quando si è iscritta: ha senso tenere un criterio altamente selettivo in un corso composto da allievi che lo fanno perché li fa sentire bene? E di contro: ha senso accettare in un corso finalizzato alla messa in scena di uno spettacolo, allievi che invece sono lì solo per l'aspetto sociale?

Nel caso voglia mettere in scena uno spettacolo, faccio un casting prima per selezionare gli attori, non li boccio perché li reputo al di sotto del livello richiesto: se ho selezionato attori non all'altezza la mancanza è mia.

Se invece faccio un corso finalizzato alla messa in scena di uno spettacolo e ad un certo punto penso che ci sia qualcuno che è rimasto troppo indietro e che ha difficoltà a garantire la qualità richiesta, vuole dire che ho sopravvalutato le mie capacità di insegnare quel corso: fare fuori quelli che non raggiungono lo standard richiesto a questo punto diventa un tentativo maldestro di nascondere la mia incompetenza.

È in questo istante che si concentra l'ebbrezza del Potere.


Chi ritiene utile ai fini della propria didattica il criterio delle bocciature è ovviamente libero di farlo, ma l'integrità richiede di implementare i seguenti punti prima di applicare il criterio della bocciatura :

  1. Gli obbiettivi didattici e  le finalità del corso devono essere palesati a inizio corso/modulo/workshop e se possibile condivisi. Valutare e magari bocciare qualcuno senza avergli detto prima su cosa sarebbe stato valutato e addirittura bocciato è kafkiano. Se si boccia un allievo senza prima avere fatto questo passaggio, nei suoi riguardi non si è fatta pedagogia, si è solo data una lezione sull'Arbitrarietà Del Potere. Se non si è capaci di definire e condividere gli obbiettivi didattici in apertura dei corsi, ricordo che l'agricoltura ha bisogno di manodopera, perché all'improvvisazione corsi e docenti simili non servono.

  2. Se si parla di bocciatura il momento della formazione deve essere separato da quello della valutazione. L'allievo deve essere libero di provare più strade per arrivare al risultato, gli deve essere data l'opportunità di sbagliare e di trovare la propria via di esprimersi, senza timore che questo possa compromettere il suo percorso. Non è corretto valutare ai fini di una bocciatura o meno qualcuno senza informarlo che in quel momento lo si sta valutando. Non sapere quando si viene valutati e con in più il rischio di venire bocciati è cosa più da Stasi che da corso di improvvisazione. Se invece si ritiene più utile valutare l'allievo durante tutto il percorso e non in momenti specifici, semplicemente vanno previsti fin dal principio percorsi alternativi a quello della bocciatura.
  3. Formazione E Valutazione
  4. Se la valutazione prevede come conseguenza una possibile bocciatura, l'allievo deve sapere quando sta venendo valutato: non ci vuole Cesare Beccaria a spiegare perché. Ed è qui che il discorso delle bocciature da controverso passa a paradossale. La Spontaneità è componente fondamentale dell'improvvisazione e perciò parte cruciale di qualsiasi valutazione, ma come posso imporre a un poveretto un doppio legame di Bateson dicendogli "Sii spontaneo che ti sto valutando" e poi magari bocciarlo perché non lo è? Tanto varrebbe legarlo mani e piedi e gettarlo in acqua come si faceva con le streghe poi se annega è promosso, se invece non va a fondo è perché non è bravo e allora lo si boccia. Questo non è un sofisma, ma è la carne viva dell'improvvisazione: cosa è l'essenza di ciò che insegniamo quando insegniamo improvvisazione? Cosa c'è sotto la mole di esercizi, scene e quant'altro che ci accomuna? Perché è questo il cuore di ciò che dovremo valutare.
    Se non affoga allora non c'è spontaneità
  5. Non si boccia nessuno a freddo. Se qualche allievo dovesse essere a rischio bocciatura è compito dell'insegnante palesare all'allievo per tempo le mancanze e stabilire dei percorsi dove cercare di ridurre il deficit a prescindere dall'approccio scelto. Arrivare alla fine del corso o del modulo e poi a sorpresa bocciare qualcuno è un comportamento a dire poco infame.
  6. Ogni bocciatura è un fallimento del docente. Questo deve essere chiaro. Sempre.
Se questi punti vengono meno, ogni discorso sulle bocciature riguarderà solo il piacere che l'insegnante prova nel potere esercitare il proprio potere sugli allievi; il bocciare perde ogni fine pedagogico diventando solo la maniera di togliersi dai piedi allievi che non si non è capaci di gestire, con l'aggravante dello scaricare su di questi ogni senso di colpa e responsabilità.

Tu sei in grado di valutare Frodo? Non essere troppo ansioso di elargire morte e giudizi.
Anche i più saggi non conoscono tutti gli esiti.

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