lunedì 1 giugno 2020

PRESENTAZIONI

Chi sono?

Sono tante cose.

Per iniziare diciamo che sono uno dei brontosauri dell’improvvisazione, visto che ho cominciato a improvvisare nel secolo scorso. Sono stato presente in un sacco di momenti importanti dell'Improvvisazione in Italia, ma nelle foto non ci sono quasi mai e quando ci sono, sono quello in ombra sullo sfondo.

Sono – nel mondo dell’Improvvisazione italiana – quel parente che non vedi mai, di cui non sai nulla, ma che tua madre ti costringe a invitare ai compleanni di tua figlia, perché “è pur sempre uno della famiglia”, che ti ritrovi al tavolo e con cui hai poche cose da dire perché non hai di cosa faccia nella vita.

Sono quello che ha ha creato il long form quando “long form” non era nel vocabolario. La Storia ricorda Comedy come primo long form creato in Italia, ma non è del tutto esatto: Comedy esordì pochi giorni prima, di quello che avevo fatto io, Storie Da Niente. 

La questione non è chi sia arrivato primo, non stiamo parlando della Corsa Allo Spazio, no, quello che mi preme dire è che Comedy fu un format importato dall’estero da parte di chi lo vide e ne rimase affascinato, mentre Storie Da Niente fu interamente sviluppato da un gruppo che non aveva idea di ciò che stava facendo, solo io avevo visto un long form, e che seguiva una visione. Non c’era nessuna che potesse venire da fuori a dirci cosa fare e come risolvere i nostri problemi, crearlo e farlo funzionare fu tutta una questione nostra e questo ha lasciato una traccia indelebile in me e in chi era in quel gruppo. Ci sono cose che si mettono in moto e le cui conseguenze, quando si mostrano, appaiono talmente lontane nel tempo e nello spazio da impedire a qualunque osservatore esterno di fare il percorso a ritroso, ma chi c’era lo vede.

Sono ingombrante fisicamente e concettualmente. Per un periodo ho iniziato i miei corsi e le mie lezioni dicendo agli studenti “Fate quello che dico, non fate quello che faccio. Io in scena ho un sacco di vizi perché mi sono formato in un momento dove certe cose non si sapevano, quindi non guardate me per come si dovrebbe improvvisare”. Poi a Barcellona, durante un festival, un ragazzo di Riga mi fermò davanti agli ascensori dell’ostello dove dormivano per farmi i complimenti, dicendomi che la sera prima in scena avevo mostrato tutto ciò che gli avevo detto a lezione e per lui era la prima volta che vedeva questo accadere. Quindi quella frase non la dico più a inizio lezione, perché penso di riuscire a tenere i miei vizi dentro un margine di tolleranza accettabile.

Oggi in premessa sono due le cose che dico.

La prima è che sono logorroico – come sa chi ha avuto la sventura di doversi fare un viaggio in macchina con me – e che gli allievi mi devono interrompere altrimenti parlo per tutta la lezione e faccio loro una testa così di teoria dell’improvvisazione. Ma non lo fanno quasi mai; non so se per soggezione verso un insegnante fisicamente imponente o perché dica cose che li interessano veramente. Quindi un passo alla volta sto temperando la mia logorrea, almeno a lezione.

La seconda cosa, quella veramente importante, è che l’Improvvisazione è come la Religione: ce ne sono tante e ognuna è Unica e Vera. Noi decidiamo di essere Cattolici, Musulmani, Buddisti, Atei, Agnostici, Pagani e qualsiasi altra cosa perché quella Religione dà risposta a un nostro bisogno interiore. Quindi quello che io insegno è la mia Religione, quella di Paolo Busi, la mia Verità sull’Improvvisazione.

E se la mia Verità contrasta con quella di un altro insegnante non è un problema: abbiamo ragione tutti e due e sta a loro, agli allievi, trovare la propria Verità.


Detto tutto questo, perché questo blog?

Essenzialmente per raccogliere e condividere i miei pensieri e riflessioni sull'improvvisazione, per confrontarmi e per sistematizzare il mio pensiero e anche per cambiarlo, perché no?

In Italia mancano quasi del tutto riflessioni condivise sul'Improvvisazione Teatrale: sono stati pubblicati un paio di libri di autori italiani, ci si confronta un poco su Facebook e a volte si parla di teoria quando ci si incontra. Ma un laboratorio, un terreno condiviso dove confrontarsi non c'è. Il pensiero sull'Improvvisazione in Italia è in massima parte importato dall'estero. 

Non che sia un male per forza, ma dopo trent'anni mi sarei aspettato qualcosa di più; non ne faccio una colpa a nessuno, evidentemente è andata bene così.

Quindi qui vorrei lasciare scritti i miei pensieri, senza pretesa che siano la Verità, al massimo la mia Verità. 

Mi auguro che chi legge possa trovare nelle mie parole spunti di riflessioni per essere innanzitutto una persona, poi un improvvisatore, migliore. E quando non sarete d'accordo con me avrete ragione voi. Come ho ragione io.


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