lunedì 22 giugno 2020

Processo e Performance - Parte 2


LA TESTA DEGLI ALLIEVI (E NON SOLO LA LORO)

Le lezioni di improvvisazione sono il luogo dove il dualismo Processo-Performance viene più violentemente separato. Gli allievi tendono naturalmente a giudicarsi cercando di migliorare la propria Performance a scapito del Processo e parecchi insegnanti inconsapevolmente li incoraggiano in questo. La cosa è comprensibile: il Processo è evanescente, cangiante, impalpabile, la Performance invece è solida, misurabile, palese, così rutilante da essere addirittura in grado di coprire e oscurare il Processo.

Conseguenza palese e drammatica di questo è che chiunque è capace di dire perché una scena è andata male ma solo pochi sono in grado di dire perché è andata beneUn ottimo strumento di selezione della qualità dei docenti di improvvisazione sarebbe quello di sottoporre loro delle improvvisazioni in sequenza costringendoli a intervenire per recuperare le scene che stanno precipitando e a indicare i motivi precisi per cui altre sono andate bene. Chi non è in grado di farlo non è capace di insegnare, per cui si becca un DASPO per un anno dalle aule dove si insegna improvvisazione, per poi ripetere l'esame! 

La ricomposizione della frattura tra Processo e Performance dovrebbe essere uno dei principali obiettivi di ogni corso di improvvisazione.

Quando si è nel Processo perché si sta creando si sta anche "nel momento". A questo punto se si ha un obiettivo chiaro e raggiungibile, in grado di fornire un feedback diretto e immediato, che permetta di concentrarsi nel raggiungimento dello stesso ci si trova nel cuore di quello che Mihály Csíkszentmihályi chiama Flusso, il Flow. Questo è una sorta di stato di grazia, nel quale siamo completamente immersi nel compito, il tempo si dilata, siamo perfettamente padroni di quello che stiamo facendo, la paura del fallimento sparisce, c’è una perdita della consapevolezza di sé e tutto avviene senza sforzo alcuno. Tutti lo abbiamo provato almeno una volta nella nostra vita: magari solo per pochi secondi, ma la sensazione è fortissima e indimenticabile. Le improvvisazioni memorabili avvengono quando ricomponiamo Processo e Performance in un'unica realtà e ci immergiamo in essa. 

Improvvisare è essere nel Flusso.

Ogni allievo del Primo Anno che abbia fatto un esercizio apparentemente banale come la Pallina, ha avuto l'opportunità di entrare in questo Flusso.


Il signore dal cognome impronunciabile vi guarda affannarvi inutilmente e sorride. 


Di contro quando teniamo separati Processo e Performance siamo pienamente consapevoli di noi stessi, di dove siamo e di ciò che cercando di raggiungere, degli strumenti che usiamo, del pubblico che ci guarda e se stiamo facendo bene oppure male; in sostanza siamo fuori dal Flusso. Il timore del Giudizio - nostro, dei nostri compagni, del nostro docente - riguarda sempre soltanto la Performance, non il Processo: il Processo solitamente lo si fa, non lo si valuta. 

Nel Processo ci si sta mentre lo si attua, quando ci si giudica ci si sta preoccupando solo della Performance. Più ci si giudica e meno si è nel Processo,  meno si  sta nel Processo e meno possibilità si hanno di entrare nel Flusso.

Una regola empirica da applicare all'Improvvisazione è: se non ti stai divertendo è perché ti stai giudicando.

Ogni allievo che, durante un qualsiasi esercizio che si fanno in un corso di improvvisazione, sia più preoccupato di fare bene che di fare e basta è fuori dal Processo e, di riflesso, dal Flusso.

PROCESSO, PERFORMANCE E L'ESERCIZIO DELLA PALLINA

Partiamo da uno degli esercizi fondamentali dell'Improvvisazione Italiana che tutti conosciamo: la Pallina 

Challenges - Sfide; Skills - Abilità; Anxiety - Ansia; Boredom  - Noia; Flow Channel - Canale del Flusso 

Partiamo dallo schema in figura e iniziamo l'esercizio con due palline, Rosso e Blu. Se i partecipanti sono alle prime armi molto facilmente si troveranno in corrispondenza del punto 1 ed entreranno nel Flusso. Probabilmente dopo un po' continuare con solo due palline diventerà troppo facile e allora si sposteranno nel punto 2, quello della Noia; oppure l'insegnante introdurrà prematuramente altre palline e allora il gruppo si sposterà nel punto 3: l'Ansia. Entrambi gli stai, Ansia e Noia, tengono gli allievi fuori dal Flusso.

Aumentando il livello della Sfida se siamo nella posizione 2 - o delle Abilità se a quella 3 - gli allievi ritorneranno nel Flusso (punto 4), ma tale situazione è solo temporanea perché a seconda dell'evoluzione dell'esercizio passato un certo intervallo di tempo si ritornerà nell'Ansia o nella Noia e allora bisogna intervenire nuovamente.

Per l'insegnante che voglia lavorare sul Processo la vera sfida proposta dall'esercizio della Pallina  è aumentare il numero delle palline in maniera graduale e puntuale al fine di tenere il gruppo sempre all'interno del Canale del Flusso. Se invece la Pallina viene fatta come un semplice esercizio di concentrazione o per sviluppare l'ascolto e ci si limita ad aumentare le palline per fare divertire i partecipanti, non c'è niente niente di male ma si sta lavorando sulla Performance, mettendo il Processo in secondo piano.

I GAMES

Prendiamo per esempio il caso dei cosiddetti "Games", quegli esercizi come fare una scena nella quale ogni attore ha un numero prefissato di parole da dire in ciascuna battuta o il raccontare una storia con una parola a testa.

Con un poco di pratica è facile trovare scorciatoie e percorsi alternativi per portare a casa il risultato senza entrare veramente dentro il Processo e diventare bravi. Questo "diventare bravi", però, riguarda solo l'aspetto della Performance, non può riguardare il Processo: il Processo o lo si fa o non lo si fa, non c'è spazio per farlo bene o male poiché per giudicarlo bisogna starne fuori, come ho già spiegato. Parlando di Processo non è possibile diventare più o meno bravi nel fare un esercizio: lo si può solo fare.

Tutti conosciamo l'esercizio del raccontare una storia una parola a testa: prendo due attori, li metto uno di fianco all'altro, a contatto tra loro, e chiedo di raccontare una storia una parola a testa.Tale esercizio è meraviglioso per educare gli improvvisatori a focalizzarsi sul Processo e ad entrare nel Flusso.

Fatto davanti a un pubblico questo stesso esercizio diventa una Performance: per gli spettatori tale Performance starebbe nella difficoltà degli improvvisatori nel raccontare una storia fluidamente utilizzando una parola a testa, non nella storia in sé. Ma qui casca l'asino: se invece io a lezione presento l'esercizio come Performance, l'attenzione degli attori si focalizzerà sul raccontare bene la storia e non sul Processo nel raccontarla. Magari avrò sì belle storie, ma saranno Performance sterilmente disconnesse dal Processo.

Per anni ho ritenuto questo esercizio uno degli esercizi più stupidi, inutili e noiosi di tutta l'Improvvisazione, fino a quando non mi ci sono approcciato in termini di Processo e Performance e ora è come una droga: quando possibile lo faccio io in prima persona e lo faccio fare perché trovo la maniera in cui il Processo si dipana in questo esercizio e la Performance che ne consegue una delle cose più affascinanti dell'improvvisazione.

Un'azione, un gesto che riesce senza sforzo apparente genera eleganza, per esempio la Danza Classica. Di contro un gesto, un'azione che riesce nonostante mille difficoltà genera emozione, la finale dei Mondiali di calcio del 2006 finita ai rigori ne è uno degli esempi più eclatanti.

Gli improvvisatori che sono stati formati dai loro insegnanti prevalentemente tenendo separati Processo e Performance si riconoscono perché ciò che fanno in scena è elegante, o almeno quella è la loro preoccupazione: sono bravissimi a darci un risultato e a darcelo bello. Gli improvvisatori formati ricomponendo Processo e Performance - invece - trasmettono emozione, perché gli spettatori assistono alla loro continua lotta per restare nel Processo, cercando di cavalcare l'onda della loro creatività, senza finirne sbalzati e travolti. 

"Mi piace l'odore della Performance al mattino."

Riuscire a tenere separati Processo e Performance, focalizzandosi solo su quest'ultima non è facile per chi fa Improvvisazione; ma un sacco di insegnanti riescono a formare i propri allievi proprio per fare questo. Quando la visione dell'insegnante si incentra completamente sulla Performance allora si arriva a quel concetto perverso dell'Improvvisazione che può essere insegnata solo a chi ha talento, di cui ho parlato qui

Di seguito elenco in ordine sparso alcune situazioni dove la Performance prende il sopravvento sul Processo.

  • Quei begli ambientini dove il Giudizio regna sovrano. L’ambiente migliore per questo sono i corsi degli Amatori, che sono solitamente pieni di persone che sanno di essere valutate sulla base di criteri a loro sconosciuti, utilizzati dagli insegnanti per stabilire chi di loro andrà in scena, chi no e quanti spettacoli farà. È chiaro che questi saranno più preoccupati della Performance che del Processo, visto che sarà questa a venire misurata quando ci sarà da scegliere il cast di uno spettacolo.

  • Non dare obbiettivi chiari e raggiungibili per scene ed esercizi. Meno opzioni ha un esercizio e più rapidamente un allievo può entrare nel flusso; il limite minimo di opzioni per fare una scelta è di tre: quindi se proponiamo esercizi con più di tre opzioni agli allievi, questi passeranno il loro tempo a valutare le opzioni invece di prendere decisioni repentine per entrare nel flusso. Invece di aumentare le opzioni tra cui scegliere, riducete il tempo per farlo. Per chi vuole ricomporre Processo e Performance il KISS (Keep It Simple Stupid) non è un'opzione!

  • Valutate la Performance e non il Processo. Per esempio questo avviene quando si aspetta che la scena sia finita per dire cosa non ha funzionato, invece di dare istruzioni puntuali, brevi e precise che l’allievo possa eseguire immediatamente mentre sta improvvisando (“Apri la porta!”, “Diglielo!”, “Digli ‘Ma, non è di questo che volevo parlarti’!”) È mentre si sta facendo la scena o l'esercizio che c'è l'opportunità di entrare nel Flusso. Parlare dopo che la scena è finita - e l'occasione di fare stare gli allievi processo è passata - può servire a spiegare il perché di certe indicazioni date, ma certamente non interviene su ciò che è accaduto. Da evitare assolutamente quei feedback dove si dice loro cosa ha fatto tanto ridere, specialmente quando sapete che l'idea era pensata da venti minuti prima almeno; oppure dire loro solamente cosa hanno sbagliato, così la prossima scena saranno più preoccupati di quello che fanno che di come lo fanno.

  • Usate il verbo Dovere. Dovere è il verbo principe della Performance: “devi fare questo, non devi fare quello”. Ed è anche il verbo dell’Autorità: “l’esercizio lo dovete fare così”, “La scena deve andare così”, “Non dovete dire no” e perché? Perché lo dico io. Dovere è il verbo del Giudizio. Quindi evitate questo verbo e  se proprio non potete farne a meno non usatelo all'Indicativo, ma al condizionale: datevi una possibilità. Inoltre evitate di andare da chi ha appena fatto una scena con voi e senza avere titolo alcuno dirgli “Quando io ho fatto questo tu dovevi fare quest’altro”: non volete dare un feedback, volete rimproverarlo perché ha rovinato la vostra performance.

  • Mettersi d’accordo su cosa fare una volta in scena. C’è davvero bisogno che lo spieghi? È chiaro che se vi mettete d’accordo è perché siete più preoccupati della vostra Performance che di tutto il resto!



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