giovedì 25 giugno 2020

Le euristiche dell'Improvvisazione Teatrale - Sì E...


Appurato qui che Processo e Performance sono due aspetti dell'Improvvisazione Teatrale, dobbiamo cominciare a discutere su come fare funzionare il tutto.

Ogni insegnante cerca di trasmettere una o più regole da seguire per potere improvvisare al meglio e anche internet pullula di regole dell'improvvisazione e delle relative spiegazioni.

A me, però, l'idea delle regole non convince. Trovo il termine Regola troppo restrittivo, troppo imbrigliante: come posso gestire una materia cangiante e volatile come l’improvvisazione attraverso delle Regole? Alla Regola non ci possono essere eccezioni, perché le eccezioni confermerebbero solo che tale Regola è sbagliata. Viste le infinite possibilità che offre l'Improvvisazione Teatrale, bisognerebbe fornire una lista quasi infinita di casistiche e di come la regola si declina per ciascuna di esse. Oppure occorrerebbe scrivere tale regola in maniera così generale da non avere alcuna utilità pratica. Questo è il motivo per cui qui ho scritto che gli insegnanti che usano il verbo Dovere sono da evitare: perché alla lunga danno insegnamenti sbagliati o ingabbiano gli allievi in doppi legami

Al di sopra della Regola sta il Principio. Però un Principio è un’enunciazione troppo generica, che lascia troppo spazio di interpretazione per potere avere una reale utilità pratica quando improvvisiamo.

Al di sotto della Regola sta invece lo Slogan. Ma lo slogan - che è fascista di natura, come cantava Daniele Silvestri - appiattisce ogni ragionamento, svuotandolo di significato; è un andare contro la natura dell'Improvvisazione, che, al contrario, il significato lo crea. Il pericolo per l'Improvvisazione sta nella sostituzione con slogan di concetti complessi. Per esempio "Nell'Improvvisazione non c'è errore" è un concetto che in assenza di una riflessione profonda su cosa siano Errore e Fallimento, su cosa si intenda per Improvvisazione e su come queste cose si leghino tra loro, perde di significato e diventa una frase a effetto spesso ripetuta solo perché piace.

La strada che preferisco è quella dell’Euristica.

Un'Euristica è un procedimento non rigoroso che però rende plausibile un risultato che dovrà poi essere confermato in un secondo tempo: indica quali errori evitare, ma lascia sufficiente libertà per essere contestualizzata e interpretata e porta a soluzioni temporanee e localizzate, senza volontà di essere universali.

Per esempio le euristiche che usano i Marines sono: State in contatto, Continuate a muovervi, Occupate gli spazi alti. Queste non possono essere regole rigide, e neppure una serie di slogan come l’Improvise, Adapt, Overcome reso famoso da Clint Eastwood nel film Gunny; sono chiare indicazioni per il raggiungimento del risultato, che valgono all’interno di ogni situazione, ma che lasciano a chi agisce la libertà di declinarle nella maniera che più si adatta alla realtà di quel momento.

So che al lettore questa dissertazione può suonare inutile, se non eccessiva, ma è attraverso la Parola che definiamo la Realtà: se non abbiamo la parola non abbiamo neppure il concetto.  Se - a causa di un vocabolario limitato - usiamo lo stesso termine per definire cose tra loro diverse creiamo confusione, quindi più arricchiamo il nostro vocabolario e più sfumature di ciò che ci circonda riusciamo a definire e comprendere.

Sergente, non ci ho mica capito tanto di questa cosa delle euristiche, sa?

E dopo la spiegazione del perché uso questo termine ecco qua la prima delle Euristiche dell’Improvvisazione: Sì E...

Sì E...

 

Sì E... è l'euristica attraverso la quale gli improvvisatori accettano qualsiasi offerta venga loro fatta e la usano per costruirci sopra qualcosa.

- "Adoro l'impepata di cozze!"

- "Sì e questa è quella che ho preparato per te, Buon compleanno!"

Facile no?

In sostanza Sì E… è l’attuazione pratica della prima parte della mia definizione di Improvvisazione e che per vostra comodità vi ribadisco: "Fare con ciò che si ha e non con ciò che si vorrebbe".

L'Improvvisazione Teatrale è l'applicazione continua e sistematica di questa euristica.

Scendendo maggiormente nel dettaglio e scorporando il "Sì E..." nelle due parti "Sì" ed "E..." possiamo affermare che "Sì" rimanda  alla sfera dell’aprirsi, dell’accettazione, della fiducia nelle proprie capacità, la parte "E…" invece rimanda all’empowerment, alla crescita e realizzazione delle proprie capacità e del proprio potenziale. Per potere “fare con ciò che si ha” bisogna prima accettare ciò che si ha a disposizione senza scartare ciò che non gradiamo e questo è il Sì, per poi agire (e questo è l' E…). Dicendo a una proposta mostriamo la nostra umana vulnerabilità esponendoci alle conseguenze di quel Sì e aggiungendo subito dopo un E... rivendichiamo il nostro ruolo in ciò che sta venendo creato in quel momento.

Quello che dice l'euristica Sì E… è di accettare quello che si ha e usarlo al meglio.

Facciamo un esempio:

- "Mi vuoi sposare?"

- "Sì e voglio venire a vivere con te su nell'Artico"

Questo scambio di battute è sicuramente un Sì E...,

E questo?

- "Mi vuoi sposare?"

- "Dopo quello che hai fatto ieri notte? Assolutamente no!

Se ci atteniamo alla visione del Sì E... come Regola abbiamo qualche difficoltà ad intendere questo secondo scambio di battute come "usare al meglio ciò che si ha" visto che ci troviamo in presenza di un No grande come una casa e perciò d'istinto lo intendiamo come un blocco dell'offerta fatta. Se invece intendiamo il Sì E... come un'euristica allora questo scambio diventa sicuramente un accettare ciò che si ha (una proposta di matrimonio) e un usarlo al meglio per costruire qualcosa insieme (c'è stato un qualcosa che minaccia quel matrimonio).

O volendo tornare all'impepata di cozze di poco fa:

- "Adoro l'impepata di cozze!"

- "Giù le mani! Questa è per tuo fratello: quando porterai almeno un sei in matematica tornerai a mangiarla pure tu. Somaro!"

Il secondo attore - attuando un'euristica e non applicando rigorosamente una regola - accetta la realtà che il primo attore ha creato, cioè che adora l'impepata di cozze, e a questo aggiunge che, visto che va male in matematica, l'agognato piatto gli è precluso. E già che ci sta ricarica pure con l'esistenza di un fratello che invece va bene a scuola.

(Obiezione: Ma il secondo attore ha attribuito il personaggio al primo: non si fa! Risposta: Cambiate corso di improvvisazione. N.d.R.)

A questo punto ve la siete meritata.

Quello che mi piace della tua proposta è...

L'esercizio migliore per comprendere cosa sia il Sì E..., cosa comporti, quali implicazioni presenti e perché preferisco intenderlo come un'euristica è quello in cui un attore fa la peggiore proposta possibile  a un altro attore che deve rispondere con: "Quello che mi piace della tua proposta è...." e completare la battuta a piacere.

Questo esercizio è Sì E... allo stato puro!

Innanzitutto chiarisce una cosa: non si sceglie la proposta migliore per fare Sì E.., ma si accoglie quella che arriva, qualsiasi essa sia. Se inizio a scegliere la proposta che preferisco, allora sto facendo Sì, Ma... (e per questa particolare euristica mi riservo un post a breve) e non Sì E...

Accettare è un'esperienza totale che non ammette mezze misure.

In seconda battuta questo esercizio autorizza l'attore a pensare e proporre cose che altrimenti non avrebbe mai il coraggio di proporre. Quello che mi piace della tua proposta è... comporta risposte sgradite a proposte sgradevoli. Infatti primo soggetto verso cui  applicare il Sì E... siamo proprio noi stessi. Se non ci autorizziamo ad andare a toccare, nei nostri modi e con i nostri tempi, certi aspetti che vorremmo ignorare di noi stessi stiamo andando nella direzione opposta a ciò che è l'Improvvisazione: stiamo attuando la Censura

Non sta all'insegnante o a chi sta ricevendo la proposta valutare se e quanto questa sia "la peggiore proposta possibile", l'importante è:

  • che tale proposta venga fatta
  • che chi la fa possa avere la certezza di non essere giudicato
  • che il compagno la accetti e ne individui immediatamente il lato positivo. 
  • che quest'ultimo sia libero di esplorare liberamente per poter rispondere alla "peggiore proposta possibile". 
Ogni partecipante espone la propria vulnerabilità, sia nel ruolo di chi la proposta la fa che di chi risponde, affidandosi all'altro. Chi risponde prende l'offerta ricevuta e la valorizza abbattendo i propri pregiudizi e di fatto sollevando il primo dalla responsabilità di avere fatto  un'offerta che lui ritiene sconveniente agli occhi dell'altro. 

Questo fa sì che ora i due attori siano legati tra loro a un livello profondo che trascende la mera tecnica teatrale.

Il legame che si crea a valle di questo reciproco riconoscimento della propria vulnerabilità non va sottovalutato, anzi è proprio la pietra angolare sulla quale si costruisce tutto l'edificio dell'Improvvisazione teatrale. 

Sì E... è un'euristica che costruisce comunità.

Sì E... , infatti, si pone al di sopra dei giudizi etici o morali e ci chiede di sospendere il giudizio sia su di noi che sugli altri, per passare immediatamente al Processo, al fare assieme. È un'euristica fondamentale per praticare l'accettazione e sviluppare una cultura che accetti e valorizzi le differenze, al contrario di altre euristiche che - stressando invece la Performance - portano inevitabilmente insegnanti e allievi a rimarcare le diversità tra chi è capace e chi no, chi è portatore di certi valori chi ne è escluso e, perciò, a fatica riusciranno a spingersi oltre la tolleranza.

Non cogliere questo passaggio, su come l'euristica del Sì E... funzioni legando tra loro gli esseri umani abbattendo le barriere basate sulla Diversità, significa non riuscire a comprendere pienamente cosa si sta facendo quando si insegna alle persone a improvvisare, fermarsi alla luce del lampo e al rombo del tuono invece di indagare il fenomeno fisico che li genera.


1 commento:

  1. Molto interessante, merita un'attenta lettura. Sono concetti fondamentali da approndire e da applicare! Grazie

    RispondiElimina

Il minimo sindacale

  Quando iniziai a scrivere qui mi ripromisi che avrei scritto soltanto se avessi avuto qualcosa di intelligente da dire e non per generare ...