lunedì 17 agosto 2020

Un Case Study: Suspects!

 


Provo a illustrare meglio i concetti espressi nei vari post scritti finora facendone una declinazione attraverso il Case Study di un format.

Spero che chi legge mi perdonerà se uso un format che ho sviluppato io: so che non è una cosa elegante, ma mi dà il vantaggio di sapere con precisione il perché di certi meccanismi, quali dinamiche volevo sollecitare con tali meccanismi, senza contare il fatto di avere assistito o partecipato a tutte le volte che è stato messo in scena.

Tale format è Suspects!



Suspects! è un format sul quale cominciai a ragionare attorno al 2004-2005, per poi riuscire a metterlo in scena un paio di anni dopo. A quel tempo il long form in Italia stava ancora muovendo i primi passi, mentre il mondo dell’improvvisazione, incentrato sul Match d’Improvvisazione Teatrale, era già entrato in una crisi che da lì a breve avrebbe creato la galassia di gruppi e format che oggi conosciamo.

Nel 2001 avevo visto ad Amsterdam Dan Goldstein creare una Sit-Com improvvisata che mi entusiamò pur essendo consapevole che in Italia ci fosse molto di più del piccolo giardino nel quale ci trastullavamo pensando che fosse l’intero mondo. Avevo già creato altri format, ma questa volta volevo puntare in alto, a qualcosa di veramente diverso, che fosse impensabile che potesse funzionare: un giallo improvvisato.

Il prodotto dopo vari tentativi fu accettabile, ma l’esperimento venne accantonato per vari motivi dopo un paio di repliche ed era già destinato a venire probabilmente dimenticato quando, attorno al 2012, Mavi Gianni, che era stata nel gruppo originale di Suspects! e assieme alla quale lavoravo - e lavoro tuttora - mi propose di rimetterci mano assieme.

Il risultato finale è stato che Suspects! è uno spettacolo che, tra alti e bassi, continua ad andare in scena da quasi una quindicina di anni e mi ha permesso di fare continue riflessioni su cosa sia per me l’improvvisazione e cosa sia importante o meno.


Dopo questa doverosa premessa cominciamo ad analizzarne i punti salienti.



1 – Il Genere


Il primo problema era come approcciarsi al genere del “Giallo”.

Una possibile fonte di ispirazione poteva essere il gioco Cluedo, ma questo era un gioco che già da ragazzino non mi entusiasmava e anche adesso lo trovo incentrato su quelli che ritengo essere gli elementi meno appassionanti di una storia.

In Cluedo, infatti, sappiamo chi è stato ucciso e dobbiamo scoprire tra gli indiziati Chi è stato, Dove Come.

Questi sono gli elementi importanti per cominciare a raccontare una storia, ma a me interessa il Perché: perché quella persona è stata ammazzata.

Ciò da cui volevo stare lontano era il “whodunit, il classico giallo che è un rompicapo dove bisogna stare attenti al “dettaglio fuori posto”, a quell’indizio che da solo smaschera l’assassino. L’improvvisazione è troppo complessa per gestire questo genere di dinamica senza diventare noiosa; una cosa è scrivere un copione stile Agatha Christie, altra cosa è improvvisarlo dal nulla.



2- Le Relazioni




Una volta chiarito che l’elemento cruciale del Giallo da creare dovesse essere il Perché dell’omicidio, diventava importante mostrare cosa avesse spinto l’assassino ad uccidere e per mostrare ciò era necessario mettere in secondo piano la narrazione dei fatti e portare, invece, in primo piano uno dei motori più importanti dei Perché: le Relazioni tra i personaggi.

Spesso gli improvvisatori concentrano la loro attenzione sulla parte più superficiale del termine Relazione; per esempio chiedono al pubblico una relazione per cominciare una scena e pensano che quel “Fratello e Sorella” suggerito esaurisca il discorso “Relazioni” e quindi passano a creare una “storia” che abbia a che fare con un fratello e una sorella.

Per Relazione tra i personaggi, io intendo la modalità con la quale il personaggio A reagisce al variare del personaggio B. 

Ad esempio il fratello può essere iperprotettivo verso la sorella, lei può nutrire sentimenti di rivalsa verso il fratello, possono essere complici oppure possono passare il loro tempo a farsi dispetti e così via. Ci sono infiniti modi di essere fratello e sorella, invece spesso chi fa improvvisazione confonde la Relazione con lo stato anagrafico dei personaggi.

Invece, ritengo che l’Improvvisazione eccella nel mettere in scena relazioni memorabili tra i personaggi. O meglio: lo farebbe se non ci mettessimo a perdere tempo col volere raccontare una storia.

In sostanza quello che desideravo era uno spettacolo di improvvisazione incentrato sulle relazioni tra i personaggi, uno spettacolo che mostrasse perché una persona fosse arrivata al punto di uccidere un’altra.

Vari tentativi sul numero degli attori chiarirono che ci dovevano essere una vittima e quattro indiziati. Se gli indiziati fossero stati di meno le relazioni non riuscivano a intrecciarsi tra loro in maniera soddisfacente, più di quattro, invece, sarebbero stati troppi e le relazioni, abbiamo riscontrato, tendevano a diventare superficiali. A questi cinque attori nel ruolo di Vittima e Indiziati se ne aggiunsero due nel ruolo di Poliziotti: dopotutto senza investigatori che giallo è?

3 – La Storia


A questo punto bisognava definire la struttura.

Normalmente il Giallo si sviluppa a partire dall’omicidio e si segue l’indagine, dove l’investigatore mette a poco a poco assieme tutti i pezzi del puzzle fino a quando non è in grado di identificare l’assassino.

Però così facendo si rischiava che lo spettacolo diventasse un’enorme chiacchierata nella quale gli attori cercavano a tentoni la strada verso la soluzione.

Un’alternativa poteva essere quella di improvvisare una serie di scene per chiarire chi fossero i personaggi e che relazioni ci fossero tra loro, per poi interrompere lo spettacolo verso i tre quarti del suo svolgimento per chiedere al pubblico chi avrebbe voluto che fosse l’assassino e da lì andare a concludere lo spettacolo, magari per vedere come sarebbe stato scoperto.

Tale situazione però per me non era assolutamente soddisfacente: volevo un giallo vero, dove l’assassino fosse già stabilito fin dall’inizio e che il pubblico dovesse indovinare.

Quindi come fare?

Semplicemente rovesciando la narrazione: si sarebbe cominciato col ritrovamento del corpo da parte della polizia e poi si sarebbero ricostruite le quarantotto ore precedenti alla morte della vittima, partendo dalla mattina, per poi proseguire fino al momento del delitto. La polizia avrebbe interrogato i vari indiziati e da ogni interrogatorio sarebbe scaturita una scena. Così, attraverso la messa in scena dei flashback, che avrebbero ricostruito la relazione dei vari personaggi con la vittima, si sarebbe arrivati a costruire la situazione che aveva portato all’omicidio consumato nella scena conclusiva della storia. Non bisognava più pensare alla storia, a costruire un’indagine: quello l’avrebbe fatto il pubblico. Gli attori dovevano semplicemente esplorare le relazioni tra i loro personaggi, vedere come si rapportavano gli uni con gli altri, restando così focalizzati su ciò che avevano in scena in quel momento, senza preoccuparsi di altro.

L’unico comando era “trovatevi un movente!”



4 – Il Controllo e le Autorità Narrative



Una volta stabilita la struttura della narrazione, si trattava di trovare la maniera di evitare che un qualsiasi singolo attore potesse incidere in maniera significativa sulla storia. Se nessuno avesse avuto la possibilità di controllare il risultato, gli attori avrebbero concentrato i loro sforzi sul fare delle belle scene e non sul raccontare quella che a loro parere sarebbe stata una “bella storia”. 

Inoltre quando le responsabilità sono distribuite in maniera omogenea si hanno meno possibilità che un eventuale sbaglio possa far naufragare tutto; anche se una singola parte può non essere andata come doveva, il danno rimane confinato.

Questa è una consapevolezza importante per gli improvvisatori, che spesso sopravvalutano la loro importanza nell’economia di uno spettacolo. Sapere che se si sbaglia ci sono maniere di assorbire il danno e magari rinforzare la struttura, fa improvvisare più rilassati del sapere che non si può sbagliare.

Quindi si trattava di distribuire le Autorità Narrative ovvero chi ha il diritto di dire cosa.

Come funziona questa distribuzione in Suspects!?

Il primo passo è stato quello di togliere agli attori il controllo su chi sia la vittima, facendola scegliere al pubblico. Il pubblico decide anche che il mestiere che fa e come è stata uccisa.

Il secondo è stato quello di sorteggiare in segreto il ruolo dell’assassino: tre pietruzze bianche e una nera, chi pesca la nera è il colpevole, ma nessuno degli altri lo sa fino alla fine dello spettacolo.

Una volta stabilito a chi tocca il ruolo della Vittima e del Colpevole, occorre togliere a quest’ultimo il potere di indirizzare troppo la storia: a questo ci penseranno i Poliziotti.

A inizio spettacolo gli indiziati sanno solo se sono colpevoli o innocenti, sono i Poliziotti a dare nome, cognome, professione al personaggio che stanno interrogando e a metterlo in relazione con la vittima durante il primo interrogatorio.

Non solo: i Poliziotti hanno anche il compito impostare la scena affermando, per esempio, che sanno che il giorno prima l’Indiziato era a pranzo fuori con la Vittima. A questo punto la Vittima entra in scena e improvvisa la scena del pranzo con l’Indiziato. Quando sente che la scena è esaurita uno dei due Poliziotti entra chiamando un altro indiziato per un nuovo interrogatorio e così via. I Poliziotti non sono coinvolti attivamente nelle scene, quindi da fuori possono vedere le potenzialità di sviluppo della narrazione e indirizzarla di conseguenza.

Anche il potere dei Poliziotti va contenuto, quindi non hanno la facoltà di stabilire di cosa  dovranno parlare i personaggi o cosa accadrà in scena, ma dovranno solo impostarla. In aggiunta sono posizionati ai due estremi del palco, si alternano a fare gli interrogatori e tra loro non possono comunicare.

C’è anche un altro elemento che toglie controllo e ridistribuisce le Autorità Narrative: i costumi.

I cinque attori che faranno Vittima, Colpevole e Indiziati sanno che dovranno andare in scena con dei costumi che possano ispirare i Poliziotti a dare loro un personaggio. I costumi infatti hanno il solo scopo di suggerire una tipologia di persona e ai Poliziotti spetta il compito di definirla. 

Ad esempio un completo giacca doppiopetto e cravatta potrebbe suggerire una tipologia di personaggio potente, ma se sarà un banchiere, un avvocato, un politico o un mafioso lo decide il Poliziotto che fa il primo interrogatorio.

Quindi ricapitolando:

  • Gli attori suggeriscono che tipo di personaggio vogliono impersonare, ma sono i Poliziotti a deciderlo.

  • Il pubblico decide la Vittima, che mestiere fa e come è stata uccisa.

  • La Sorte decide chi è il colpevole.

  • I Poliziotti impostano le scene e tengono il polso della scansione temporale, ma i contenuti di queste scene li decidono gli attori.

Questo perché Suspects! è una co-creazione: a tutti i partecipanti spetta il merito di ciò che verrà fatto, nessuno deve essere posto in una posizione di secondo piano né di eccessiva responsabilità o visibilità.


5 – Il Gioco


Suspects! racconta cosa ha portato a un omicidio e chiede al pubblico di indovinare chi lo ha commesso.

Le scene guidate dagli interrogatori si fermano poco prima dell’omicidio. A quel punto gli indiziati si dispongono sul palco, gli spettatori devono indicare chi pensano sia il Colpevole e quindi Colpevole e Vittima hanno una scena aggiuntiva dove mostrano come si è svolto l’omicidio.

Ma non è finita.

Dopo la scena dell’omicidio occorre sapere se il pubblico ha indovinato o meno, perciò si dà spazio al momento in cui gli indiziati mostrano la propria pietra e viene svelato il Colpevole che tiene un monologo finale a conclusione dello spettacolo.

Quindi Suspects! è sia uno spettacolo di improvvisazione che un gioco: uno spettacolo improvvisato che sfida il pubblico a indovinare chi ha commesso un omicidio.

Però Suspects! è anche un Gioco con la G maiuscola, un “facciamo che io ero” che riguarda solo gli improvvisatori.

Partiamo dai costumi: ogni attore è libero di scegliersi il costume con cui giocare, un qualcosa che lo ispiri. Questo non viene deciso prima, non ci si accorda sui costumi: ciascuno indossa ciò che preferisce. Dal punto di vista teatrale lasciare agli attori la libertà di decidere come vestirsi per una determinata serata o deciderlo prima non cambia niente, cambia tanto invece dal punto di vista del giocare. È un provocarsi a vicenda: io attore provoco te Poliziotto a darmi un certo tipo di personaggio, ma allo stesso tempo voglio essere sorpreso dalla tua scelta. Prima dello spettacolo, quando si vedono i rispettivi costumi, si creano delle aspettative, che poi possono venire confermate o disattese (“è il suo bello!” dicono alcuni attori).


Poi c’è la tensione del giocare per scoprire cosa succede. Nel caso di Suspects! si vuole sapere chi è l’assassino, ma questo “giocare per scoprire cosa succede” è il tratto comune a tutta la bella improvvisazione: sì c’è il pubblico, ok, ma IO voglio sapere cosa accade, è per questo che sono qui ora.

C’è il gioco del io so qualcosa che voi ignorate” che si gode solo chi ha pescato la pietruzza nera. Per lei o lui è come giocare all’Amico Del Giaguaro: non può palesarsi, ma non può neppure giocare come tutti gli altri. Fare il Colpevole a Suspects! è un po’ come farsi un corso accelerato per creare sfumature nei personaggi.

A riprova che Suspects! è un “facciamo che io ero” per adulti c’è quello che noi chiamiamo “l’Effetto Suspects. Cioè il fatto che nei giorni successivi la testa dei partecipanti (non solo la mia: ho chiesto anche agli altri) continua a tornare allo spettacolo, a ciò che è emerso dalla storia mentre si stava improvvisando, nel tentativo di spiegare le relazioni nate tra i personaggi, ordinandole in rapporti causa-effetto a posteriori o ripensando a ciò che un personaggio ha fatto o detto in una scena. Cioè, l’impatto di ciò che è stato improvvisato è così forte che la testa di chi ha partecipato continua ad elaborarlo anche nei giorni successivi.

Addirittura, a distanza di mesi da una messa in scena di Suspects! io e un’attrice continuiamo a sentire la mancanza di una scena tra i nostri rispettivi personaggi che noi sentivamo necessaria e che non è stata chiamata dai Poliziotti. Non è ego ferito, è un senso di perdita, dell’essersi persi qualcosa di memorabile, come quando i genitori venivano a prenderti prima del previsto e si era costretti a lasciare in anticipo un gioco che sentivamo essere epico. I nostri due personaggi erano la “razza padrona” di quella situazione e tra di loro non è stata chiamata dai Poliziotti neppure una scena. Lei ed io continuiamo a dire che il pubblico avrebbe voluto vedere quella scena (vi dice qualcosa?), ma la verità è che volevamo farla noi per il puro gusto di giocare!

Ora io sono sicuro che ciascuno di voi che leggete avete momenti simili o li avete avuti relativamente ai vostri spettacoli. Non è il solito “se avessi fatto” o “ se avessi detto” tipico degli improvvisatori che vogliono che le cose fossero andate come volevano loro, è il rimpianto per un momento di grazia negato. E questo sentimento lo danno il Gioco e l’Improvvisazione.


6 - La Serietà



Suspects! è un gioco e per questo è serissimo.

Visto che si parla comunque di qualcuno che è morto bisogna affrontare l’argomento con rispetto. Gli indiziati devono trovarsi nella situazione in cui la disperazione è tale che un omicidio diventa un’opzione da valutare. Allo stesso tempo la Vittima deve spingere al massimo le situazioni affinché gli altri trovino la forza di ucciderlo; dopotutto che morirà lo si sa fin dall’inizio, quindi perché trattenersi? Se deve morire che almeno sia per un motivo valido!

I momenti di alleggerimento spettano ai Poliziotti, a loro tocca portare personaggi sopra le righe per far rifiatare un po’ lo spettacolo se prende una piega troppo cupa. Con la loro leggerezza i Poliziotti permettono a tutti gli altri di affondare il colpo nelle scene.




Questo però non vuole dire che le scene debbano per forza essere “serie”: non lo sono quasi mai. Suspects! vuole essere un giallo brillante, dal quale il pubblico esca soddisfatto e alleggerito, non con ancora più pensieri di quando è entrato. Brillante, ma non sciocco.



Conclusioni



Spero che questa carrellata su Suspects! possa mostrare meglio come nel pensare uno spettacolo di improvvisazione entrino in gioco molteplici aspetti.

La struttura di Suspects! è molto più complicata da descrivere che da farsi e vuole rispondere a un semplice problema: come tenere gli attori nel Processo e allo stesso tempo raccontare una storia

La via scelta è stata quella di distribuire le autorità narrative in maniera tale che nessuno possa decidere autonomamente dove andrà la storia. Ogni attrice e ogni attore sono coinvolti per pochi minuti alla volta con obbiettivi chiari e raggiungibili in scena. Non devono raccontare chissà quale storia, solo reagire onestamente a ciò che accade. Però col proseguire dello spettacolo prosegue, gli attori acquisiscono informazioni sui loro personaggi, sulle loro motivazioni e sulla rete di relazioni che li circonda e imprigiona e questo permette loro una sempre maggiore duttilità in scena mentre la situazione precipita sempre di più. Solo quando si è arrivati alle battute finali ci si può voltare indietro e vedere la storia che si è costruita assieme.

Questo è il senso di parlare di "raccontare una storia" nell'improvvisazione: partire da niente, stare nel Processo e poter scoprire solo al termine quale storia è stata consegnata al pubblico.

Suspects! a me ha donato un'ulteriore epifania sull'improvvisazione.

È il senso di compiutezza degli attori al termine che stabilisce quanto uno spettacolo è andato bene. Quella sensazione di  avere partecipato a qualcosa di epico, di avere creato qualcosa assieme ai propri compagni, di comunione con essi; quello che poco sopra ho chiamato "Effetto Suspects!". Da uno spettacolo di improvvisazione riuscito se ne esce sempre differenti da come ci si è entrati, altrimenti non è uno spettacolo riuscito.



Suspects! non è lo Spettacolo Definitivo, quello che definisce un nuovo standard dell’Improvvisazione. È uno spettacolo tra i tanti che vengono messi in scena in giro per il Mondo. Però è lo spettacolo a cui noi siamo affezionati perché ci ha regalato tantissime epifanie in scena, tanti personaggi memorabili e numerosi momenti di puro divertimento.

Quello che mi sorprende ancora è quanto il suo design sia funzionale al risultato che volevo ottenere e quanto robusto sia tale design.

Molte scelte furono fatte ad istinto, altre acquisirono un senso dopo anni, altre ancora sono state eliminate perché non soddisfacevano ciò che Mavi ed io volevamo fosse Suspects!.

Continuiamo a lavorarci, a sperimentare, a introdurre piccole modifiche per vedere cosa succede. Noi cresciamo e lo spettacolo cresce con noi, aggiornandosi costantemente con le nostre scoperte: il lavoro su Suspects! non è mai terminato, solo a volte sospeso per un po’.

Sono sicuro che ognuno di voi che legge ha il suo Suspects!, lo spettacolo che riflette la sua visione dell’Improvvisazione Teatrale.

Dateci sotto e in bocca al lupo!


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