FAI FARE BELLA FIGURA AL TUO COMPAGNO
Fai fare bella figura al tuo compagno è un'euristica per dare agli improvvisatori una direzione verso la quale volgersi quando sono in scena. Sicuramente ci saranno attori migliori in giro, ma quelli che hanno davanti in quel momento sono coloro con cui devono interagire e, di conseguenza, devono tirare fuori da loro il meglio che possono dare.
La prima conseguenza del Fai fare bella figura al tuo compagno è che bisogna sospendere il giudizio su di lui o lei.
Non ci deve interessare se chi improvvisa con noi sia bravo, simpatico o capace: dobbiamo fargli fare bella figura, a prescindere dal fatto se anche lui lo stia facendo nei nostri riguardi o meno! Se questi ricambia, bene, se non lo fa, amen: stare a recriminare non aiuta e anzi ci catapulta fuori dal Processo impedendoci di entrare nel Flusso. Se non si è capaci di sospendere il giudizio non si sta applicando il Sì E..., non si sta accettando ciò che sta venendo proposto per costruire; ci si sta invece preoccupando di fare bella figura. Detta in altre parole il Processo è stato scisso dalla Performance e ci si sta preoccupando essenzialmente di quest'ultima.
La seconda conseguenza è che, per fargli fare bella figura, dobbiamo sapere cosa lo fa risplendere.
Usando le parole di Keith Johnstone:
"Compito dell'improvvisatore è ispirare il suo compagno."
Per farlo risplendere lo si deve ispirare, ma per poter fare questo bisogna conoscerlo, sapere cosa lo ispira. Non sempre noi improvvisatori abbiamo la possibilità di andare in scena con chi conosciamo fin dai tempi dell'asilo; è più probabile fare spettacoli con attori e attrici che abbiamo incontrato poche ore prima o che addirittura vediamo per la prima volta quando salgono in scena con noi. Come si può ispirare e fare risplendere una persona che manco sapevo esistesse cinque secondi fa? Semplice: sospendendo il giudizio e procedendo per tentativi ed errori.
Regola empirica: quando le persone sono ispirate il loro viso s'illumina. Quindi dire "Fai risplendere il tuo compagno" ha un significato più letterale di ciò che appare a una prima lettura.
Invece di essere focalizzati su noi stessi cercando di fare "bene" è meglio focalizzarsi su chi ci sta davanti cercando fare "stare bene" questa persona.
L'argomento "riconoscere che per far fare bella figura al compagno bisogna sapere cosa lo ispira" mi offre l'opportunità di una divagazione sul riscaldamento che gli attori fanno prima di uno spettacolo di improvvisazione.
Prima però un po' di aneddottica.
Situazione 1
Una volta stavo cercando il luogo di uno spettacolo di improvvisazione a cui volevo assistere e che sapevo sarebbe avrebbe avuto luogo in un casolare in mezzo a un parco. Non c'erano indicazioni, il parco era molto grande e nessuno a cui chiedessi pareva sapere niente di uno spettacolo in zona. Cominciavo a disperare quando sentii in lontananza persone che urlavano a squarciagola I-HA, ALL DOWN! come se non ci fosse un domani: riconoscendo l'esercizio seguii le voci, domandandomi però come gli attori potessero connettersi gli uni agli altri, visto che tali urli indicavano chiaramente che erano più focalizzati su loro stessi e preoccupati di scaricare energia gridando, che sui compagni per poter costruire qualcosa assieme a loro, in scena. Purtroppo il cattivo presagio datomi da quelle grida fu confermato e lo spettacolo non fu un granché: attori tra loro disconnessi che si affidavano alle loro capacità di singoli invece di lavorare in gruppo.
Quello degli attori che sprecano il riscaldamento focalizzandosi su loro stessi, scaricando energia, invece di connettersi coi compagni è un problema abbastanza comune con gli improvvisatori più acerbi, poi col crescere dell'esperienza si impara a convertire la tensione dello spettacolo in qualcosa di più costruttivo.
Situazione 2
Spesso invece mi capita di vedere soggetti che, durante il riscaldamento pre-spettacolo, sono più preoccupati di mostrare agli altri improvvisatori quanto sono dei "fenomeni" invece di lavorare per scoprire cosa può ispirare i loro compagni e permettere a questi di fare altrettanto nei loro riguardi. Inutile dire che le scene con costoro solitamente sono 90% Performance e 100% one man show.
Quando vi tocca di assistere a queste situazioni invece di farvi incantare dall'istrionismo delle Primedonne guardate dove nessuno guarda: il lavoro che fa l'altro attore in scena con loro. Solitamente chi finisce in quella posizione ricade in una delle tre categorie:
Lo Sprovveduto. Solitamente è un improvvisatore senza troppa esperienza e malizia. Tenta di fare del suo meglio, ma il suo destino è quello di venire sballottato dalla Primadonna. Alla fine della scena si sente uno schifo e magari pensa che sia pure colpa sua.
L'Esperto. Con lui si vede il lavoro di qualità, nella forma di una persona che si preoccupa che l'altro faccia bella figura. Fa da Spalla con dovizia, ma senza farsi brutalizzare. Anzi è lui che tesse i fili invisibili che permettono alla Primadonna di splendere. Gli spettatori e gli improvvisatori meno esperti non coglieranno la qualità del suo lavoro. Quelli più scafati lo ammireranno e nel loro intimo valuteranno quanto la Primadonna sia patetico.
Il Rivale. Questo è un altro disperato, Primadonna come il primo, che in scena non accetta l'idea che gli applausi non vadano a lui e perciò pretende il suo "posto al sole". Il Sì E... va quasi da subito a farsi benedire e ciò cui si assiste è una lotta tra galli. Alla fine il pubblico osannerà la scena, gli allievi avranno avuto un pessimo esempio (che cercheranno di imitare, senza tra l'altro riuscirci), gli altri improvvisatori saranno sollevati perché i due probabilmente salteranno la scena successiva e nessuno ci dovrà improvvisare assieme e gli spettatori saranno qualche minuto in più vicini al momento della morte senza avere ricevuto nulla di valevole in cambio. E questa è la cosa peggiore.
Situazione 3
Qualche anno fa il mio gruppo ed io stavamo aspettando di fare uno spettacolo in un locale e nell'attesa eravamo stati fatti accomodare in una sala arredata ispirandosi alla Tavola Rotonda con tanto di tavolo rotondo, spade e armature. Appesi alle pareti stavano ritratti di quelli che sarebbero dovuti essere i cavalieri di Re Artù, ciascuno col proprio nome preceduto da Sir: Sir Lancelot, Sir Percival e così via. Dopo un po' di tra noi nacque spontaneamente il "gioco dei Sir": "Sapete come si chiama il cavaliere con la lingua biforcuta? Sir Pent!", "E quello col mare bello? Sir Olo!" e così via. Quello che seguì fu uno degli spettacoli più belli che ricordi (o di cui ho il ricordo: quando si sta nel Processo alla fine si hanno solo ricordi confusi) e tutti concordiamo su questo. Quel gioco spontaneo, che andò avanti a lungo, ci aveva portato a sintonizzarci tutti sulla stessa lunghezza d'onda creando tra noi la voglia di divertirci e di farlo assieme. In altre parole aveva creato tra noi Complicità. E quella Complicità ce la portammo in scena e fu un elemento determinante per la riuscita di quella serata.
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Come si chiama il cavaliere che viene dalla Grecia? Sir Taki! Ahahah! |
Questi tre aneddoti per spiegare cosa bisognerebbe fare durante il riscaldamento pre-spettacolo:
- Non scaricare l'energia isolandosi. Va benissimo riscaldare corpo e voce, ma il riscaldamento deve servire ad attivare il gruppo, a passare dallo spazio del Quotidiano a quello del Teatro e a connettersi gli uni agli altri.
- Non iniziare a demarcare il territorio. Non ne avete bisogno, veramente.
- Costruire Complicità con gli altri attori. Se quando, in una qualsiasi attività cerchiamo di far sì che sia l'altro a brillare e questo fa lo stesso con noi allora siamo complici, qualsiasi cosa stiamo facendo. Questa Complicità è un elemento determinante per improvvisare assieme.